È da stamattina che rifletto sulla parola amore. Non proprio sulla parola per la verità, ma su quello che c’è dentro e su quello che ne esce fuori. Alla fine, se c’è, l’amore può anche fare a meno della parola, del suo guscio sonoro. C’è e basta. E non c’è bisogno di nominarlo o di spiegarlo o di farvi riferimento riempiendosi la bocca con questa parola e andandola pure a propagandare.
Tutto è stato detto, a livello scientifico, neuroscientifico, psicologico, letterario, poetico, umano. Non aggiungo altro se non la mia sensazione di oggi quando la parola si è insinuata tra le pieghe del mio cervello.
Quando c’è questo sentimento, questa elettricità, questo movimento, questa emozione totale, quest’inspiegabile attrazione, collante, legame, due essenze vibrano assieme in presenza fisica o spirituale. E vibrano anche se i corpi non sono più quelli di una volta perché mutati dal tempo, anche se non sono integri perché feriti dal destino, e anche se non ci sono più perché dissolti nel mistero dell’esistenza.
Non so definire l’amore, ma ho la personale prova che esiste e va bene così.
Raimondo Moncada
P.S. Nella foto un tramonto nel porto turistico di Sciacca
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