Se una donna che ha un ruolo, una posizione, una professione di gran prestigio, nel privato e nelle istituzioni, vuol essere chiamata muratore, fabbro, avvocato, dirigente scolastico, segretario comunale, notaio, direttore, ministro, architetto, ingegnere, ecc., pur sapendo della svolta dei linguisti e dei grammatici e dei sintatticisti e vocabolaristi, è in errore?
E mi chiedo anche senza polemica: commette errore chi dipende da una muratora, una fabbra, una avvocata, una dirigente scolastica, una segretaria comunale, una notaia, una direttrice, una ministra, una architetta, una ingegnera ecc. che dice in pubblico o scrive in una lettera, un invito, una locandina così come bonariamente gli suggerisce, gli ordina, il suo capo… volevo dire la sua capa?
Questo i nuovissimi vocabolari non lo dicono. Non parlano delle punizioni corporali e del linciaggio riservati a chi si permette di proseguire la sacra tradizione ultra millenaria, per convinzione, per scelta o per quieto vivere e che tra l’altro non è sbagliata, non è da penna rossissima come la vergogna. E lo dicono gli stessi tolleranti linguisti, masculi e fimmini, perché la lingua ha bisogno di tempo, tanto tempo, per recepire in maniera diffusa quella che è una profonda, giusta e corretta svolta. Ma vallo a dire alle tue cape femmine (e non solo loro) così legate alla bellissima, insuperabile, gloriosa, biblica lingua al maschile (che poi è una convenzione accettata dai più: se i più non accolgono le giuste regole, diventano regole quelle così aspramente criticate).
Scusate se ho messo il tigre nel mio corpo.
E scusate se ho errato. E non è poi così difficile, perché non sono un professore e né un nativo italiano. Nasco siciliano, per me l’italiano è una seconda lingua che imparo giorno dopo giorno e rimprovero quelle insegnanti che, non solo mi hanno trasmesso una lingua al maschile, ma me l’hanno pure pronunciata male, non con la corretta dizione delle parole che ho dovuto imparare strada facendo per mestiere, da autodidatta, consultando purtroppamente i dizionari maschili.
In questa guerra di religione, sono pronto al sacrificio, al martirio, per una lingua che voglio continuare a migliorare e per non essere discriminato.
E ora mi ritiro perché ho appuntamento con l‘idraulica prima che mi rompa tutte le tube.
Raimondo Moncada
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