Le dimensioni contano, così come l’azione di acchiapparlo subito. Un conto sono venti centimetri, un altro conto dieci, cinque, uno, meno di uno.
Tutto dipende da noi, dalla nostra prontezza, dal nostro coraggio, dalla nostra lungimiranza, dalla nostra intelligenza, da quanto ci vogliamo bene.
C’è un mix di ingredienti in quello che in definitiva è un semplice gesto che ci può salvare la vita o renderla meno complicata e senza cattivi pensieri. Perché il cancro uccide, il cancro spaventa, il cancro se non ti toglie di mezzo ti cambia la vita, te la stravolge, il cancro ti rimane in testa come pensiero fisso: è il tuo risveglio.
E per non dargli tutto questo potere qualcosa dipende da noi e non solo dalle necessarie terapie e dagli interventi e dai controlli. E questo qualcosa è un super potere nelle nostre mani.
Ma non ce ne rendiamo conto, perché prendiamo tutto sotto gamba, perché non ci pensiamo, perché quando stiamo bene ci consideriamo inattaccabili, invincibili. Perché siamo convinti che il male colpisca sempre gli altri, che noi avviciniamo, che noi consoliamo, che noi incoraggiano forti e sicuri del nostro stare bene:
“Dai, forza, conta pure su di me!”
Non capiamo però fino in fondo il dolore, la sofferenza, il calvario, di chi in un istante si ritrova dentro un tunnel buio, pieno di insidie, costretto a strisciare a terra sulla melma, sulle pietre appuntite, con una grande ferita nel corpo e nell’anima, senza la sicurezza di uscirne vivo.
Lo capiamo quando improvvisamente ci ritroviamo dentro lo stesso tunnel in cui si sono ritrovati la nostra familiare, il nostro amico, il nostro vicino, il nostro collega, le cui storie ci avevano commosso. E allora, a tua volta, la racconti, ti racconti, dal di dentro perché ti chiedono, in continuazione, e tu cerchi le parole per esprimere qualcosa di inesprimibile, almeno per rendere tutto meno doloroso, meno pesante, per provare a razionalizzare, per svuotare la testa di brutti pensieri, per fare anche da testimone al super potere a cui nessuno presta la dovuta attenzione perché forse sembra una sciocchezza e quando ne parlano gli esperti o quelli delle associazioni neanche li ascoltiamo: alla parola che salva la vita non diamo il giusto peso.
Sembra una sciocchezza, ma gli sciocchi siamo noi, lo sciocco da record sono io che ora vivo pure col senso di colpa: e se avessi agito subito, al primo segnale? Se non avessi rinviato sempre in avanti con la scusa del lockdown, degli ospedali inaccessibili? Se avessi superato con coraggio la paura di avere la conferma di un sospetto?
Qualcosa sarebbe cambiata. Almeno nelle dimensioni. E mi sarei evitata la grande e crescente sofferenza prima della diagnosi, l’emigrazione in un’altra città (mi hanno preso in carico due ospedali di Bologna), il durissimo percorso clinico con chemio, radioterapia,
intervento chirurgico e il post operatorio che è ancora in corso con i suoi controlli serrati, continui, perché bisogna stare sempre vigili.
Le dimensioni contano e anche la tempestività. Un infermiere che è diventato col tempo mio amico ha scoperto di avere il mio stesso male nella stessa area del corpo perché, sicuramente spinto dalle attenzioni che mi ha riservato in ogni momento della giornata, non ha buttato nel cestino la lettera con cui l’azienda sanitaria locale periodicamente invita i cittadini, maschi e femmine, a partecipare alla campagna contro il cancro. Senza rinviare ad altra data, ha preso subito il kit gratuito consigliato e ha fatto un esame che si fa anche a casa per verificare l’eventuale presenza di sangue occulto nelle feci che segnala la presenza di alieni indesiderati al colon-retto. È risultato positivo ed è stato immediatamente operato per la rimozione di un piccolissimo tumore che, se trascurato, non sarebbe rimasto piccolissimo ma sarebbe beatamente cresciuto fino a fare danno.
L’equazione rudimentale, che è anche saggezza, in questi casi ci dice:
piccolo tumore, piccolo pensiero
grande tumore, grande pensiero.
E nelle dimensioni entra anche la percentuale di riuscita ed efficacia delle terapie che rispetto a tanti anni fa hanno fatto passi da gigante, grazie alla ricerca, alle campagne di sensibilizzazione, alle associazioni, a medici competenti e a strutture specializzate e ben organizzate.
Il super potere di cui parlo, lo avete già capito, è la PREVENZIONE ed è solo nelle nostre mani e non in quella dei medici a cui poi chiediamo il miracolo. Ma se non arriviamo al limite, se non superiamo il limite, se non sentiamo il corpo che urla, non decideremo mai di mettere tutto il resto in secondo piano e pensare solo a noi.
Raimondo Moncada
*Ogni 4 febbraio è la Giornata mondiale per la lotta contro il cancro, una ricorrenza che ci ricorda quello che dobbiamo fare, per noi e per chi ci sta vicino.
Grazie per la condivisione, un grosso abbraccio.