Ancora non ci credi

Hai a volte l’impressione che non finisca mai. Insegui sempre l’esame, il suo esito, il prossimo controllo; i medici che ti debbono visitare, monitorare, fotografare, vigilare.

“Signor Moncada per l’esame C faccia la tal preparazione”.

È lo stesso esame che ho fatto prima di imbucarmi nel percorso terapeutico e che gli ha dato un nome e un cognome.

Per fortuna ci sono gli esami e delle strutture, dei medici, degli infermieri, degli amici che ti seguono, che si mettono a tua disposizione, a disposizione del paziente che ha bisogno della massima attenzione e conforto. Da soli non si va da nessuna parte e da soli non ci si deve muovere e soli non ci possiamo e dobbiamo sentire.

Mi sforzo ogni giorno – lo faccio come esercizio, come terapia – di farmi travolgere dalla normalità, e quando ne sono travolto, basta poi un niente – una telefonata, un pensiero, una musica, un cerchio nel calendario, una domanda, una notizia – che ti fa tornare indietro e al punto in cui sei con il pensiero dei punti in cui dovrai arrivare. Non puoi scappare.

Ho recuperato forze, ho messo pure chili, mi è ricresciuta la pancia, mi sono rimesso a babbiare pure pubblicamente con un’ironia che alleggerisce i pesi che comunque ritornano, come ritornano i pensieri, come ritornano i volti di chi è dentro, i volti di chi hai incontrato in reparto, di chi hai incontrato lungo la strada.

Cerco di far finta di niente, di lasciarmi travolgere dalla ricercata, agognata normalità. Ma il pensiero – ho detto a un’amica oggi che mi chiedeva – ti resta, è appiccicato a te e ti accompagna dal risveglio alla chiusura degli occhi, quando la notte decide da sé come occupare la tua testa, con sogni o con incubi.

E quando il pensiero fa breccia nell’ombrello delle distrazioni quotidiane ti scuoti, ti sgretoli come un pilastro di sabbia e ti chiedi: possibile?

Ancora non ci credi. Ancora non vuoi crederci. E ti lasci andare nel vortice di una nebulosa che sei costretto a combattere per ritornare al punto di partenza, allo stadio di normalità o presunta tale.

Raimondo Moncada

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