Di un ospedale non possiamo fare a meno

Del ponte sullo Stretto di Messina possiamo fare a meno.
Possiamo fare a meno dell’aeroporto di Agrigento.
Possiamo anche fare a meno della cultura, se vogliamo, e del titolo di Capitale.
Possiamo fare a meno di arancine e cannoli siciliani.
Possiamo fare a meno di un pantalone (tanto in estate possiamo girare tranquillamente in mutande perché sono facilmente scambiate per un costume da bagno).
Possiamo fare a meno di una pacca sulle spalle.
Possiamo fare a meno, almeno momentaneamente, per il tempo necessario, del nostro lavoro.
Possiamo fare a meno di una giornata di risate con gli amici, di una giocata a carte o a pallone (per chi può).
Possiamo fare a meno anche di un libro, una poesia, una passeggiata notturna al mare, accarezzati dalla melodia delle onde e il silenzio delle stelle.
Possiamo fare a meno di qualsiasi altra cosa.

Non possiamo fare a meno della sanità, del servizio sanitario, di strutture che ci curino, di medici che si occupino di noi, di infermieri che ci assistano, di un ospedale attrezzato in ogni suo reparto e colmo di personale che ci accolga senza attese e ci dia una speranza e la via della guarigione per ridarci le energie e la sicurezza e la serenità per ripensare al ponte sullo Stretto, all’aeroporto, alla cultura, al calcio, alle arancine, alla poesia e a tutto il resto (lo capisci solo quando hai veramente bisogno).

Oggi ad Agrigento si manifesta per la sanità pubblica, per accendere i riflettori su ogni sua corsia. Si faccia tutto quanto è necessario per la nostra sanità, per gli ospedali vicino casa nostra, per il personale, per offrire un servizio indispensabile, fondamentale per chiunque anche per chi è sano e al momento non ha bisogno e arrestare la migrazione di pazienti e di sanitari altrove.

Voliamo a casa nostra.

Raimondo Moncada

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