Ignazio Russo, il poeta del popolo

Ignazio Russo è il “poeta del popolo”. Così è scritto nel mezzobusto che si erge in un viale della Villa comunale “Ignazio Scaturro” dove, con altri monumenti, si ricordano figli illustri della città.

“Poeta popolare nel senso più genuino della parola – ha detto di lui lo storico Salvatore Cantone -, sia perché figlio del popolo, sia perché del popolo ha le caratteristiche fondamentali: l’ingenuità, l’arguzia, la bonomia, l’umore, l’attitudine a parlare per sentenze. Poeta d’istinto, egli canta come gli detta il cuore, si esprime come sente, naturalmente, con un linguaggio popolare, immediato, che affonda le sue radici nella realtà che è a lui più congeniale”.

L’ultimo libro con sue opere (Tutte le poesie edite) è stato pubblicato postumo, nel 1998, per i tipi di Aulino Editore, edizione a cura del Comune di Sciacca.  Il testo si conclude con una nota biografica in cui leggiamo che nel 1974 pubblicò Lu munnu a la riversa e Soliloquiu, nel 1976 Iò e lu ciascu, nel 1977 Miraglia e li braccianti e Sicilia meli e feli. Quest’ultima opera ha dato anche il titolo a un programma della Rai nel 1980 al quale Ignazio Russo è stato invitato.

Il 1980 è stato l’anno della sua prematura scomparsa, avvenuta il 13 ottobre. Aveva 52 anni (è nato il 24 dicembre 1928).

È stato poeta ma anche uomo di spettacolo. Amava dare voce in pubblico alle opere che scriveva. Negli anni Settanta ha iniziato a collaborare a spettacoli di teatro cabaret, girando la Sicilia con personaggi di spicco, dell’arte e della cultura, come Ignazio Buttitta, Rosa Balistreri, Marilena Monti, Bernardino Giuliana e Franco Catalano. È stato anche componente, come caratterista, del gruppo folcloristico “Li Burgisi”.

Ha iniziato a muovere i primi passi negli anni Cinquanta, componendo versi e testi satirici per feste universitarie e per il Carnevale di Sciacca, di cui è stato un protagonista.

Ha scritto per riviste culturali e di satira. Ha collaborato con radio e tv.

Una dura esistenza ne ha forgiato il carattere e la sua poetica di forte impegno civile. All’età di quattordici anni, per la morte del padre in guerra, è divenuto l’unico sostegno della famiglia: la mamma, il fratellino di dodici anni e le due sorelle di dieci e otto anni. Ha abbandonato gli studi per lavorare e sostenere la famiglia. Negli ultimi anni, è stato anche dipendente del Comune di Sciacca.

Diverse sue fotografie, con alcune sue popolari poesie, sono appese alle pareti della biblioteca monumentale “Aurelio Cassar” che custodisce le sue opere, alcune con autografo donate dallo stesso poeta. Nella villa comunale “Ignazio Scaturro” c’è il suo monumento, un mezzobusto con lo sguardo del poeta rivolto verso il mare, in direzione del suo orizzonte.

Così lo ricorda l’amico Mario Gaziano, autore teatrale e televisivo, regista, docente di lettere, che ha coinvolto Ignazio Russo nelle sue produzioni: “Un poeta che ha saputo amare ed è stato fortemente amato: semplice e spontaneo, buono e illuminato, povero e ricco al tempo stesso, poeta e sognatore”.

Raimondo Moncada

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