Mi capita, soprattutto negli ultimi tempi, di non voler fare più niente, di non scrivere più, di non andare alla ricerca di editori, di non pubblicare. E non perché non abbia qualcosa da dire e di come dirla.
“Lascia stare, ma chi te lo fa fare?” mi dice una vocina.
Poi ti arrivano dei messaggi e anche delle immagini di amici, di scrittori, che ti stimano, che ti cercano, che ti leggono, che ti vogliono bene, che ti sorridono, che ti abbracciano. E il pessimismo indietreggia.
Mi è successo adesso con un foto-messaggio su Whatsapp di Salvatore Indelicato che mi mostra l’ultimo libro appena acquistato, “E se tornasse?”, insignito del premio Buttitta 2023 nella sezione “Attualità” (altro messaggio-luce).
“Leggerlo sarà un piacere!” mi scrive.
Grazie a una persona sensibilissima, che qualche mese fa mi ha pure telefonato dicendomi che il nonno Giovanni Russo Archeoli è stato un partigiano agrigentino molto amico di mio padre Gildo.
Fili sottili che ci legano, vissuti tramandati, storie e interessi comuni su certi temi, al di là dell’antica amicizia e di sensibilità che si ritrovano nello stesso campo.
Raimondo Moncada
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