Senza più protezione

Chi non è dentro non lo può capire, non lo potrà mai capire. Quando il tuo sistema di protezione è stato violato perdi ogni sicurezza, ogni forza, e ti si amplifica al massimo della potenza la sensibilità.

Divieni debole, debolissimo, con la forza solo della consapevolezza che niente è più come prima, che ogni attimo potrebbe essere l’ultimo e te lo devi gustare, a occhi chiusi, lentamente, come un calice con dentro una bevanda dal valore inestimabile che prima o poi finirà e non sai quando.

Se non ci sei dentro non lo puoi capire.
Non riesci a vedere gli attimi, a percepirli, a sentirne il tic toc, a contarli.

Sei stato violato, il tuo sistema di protezione è risultato vulnerabile e sei stato ferito, con una lesione che rimane aperta e fa tanto male. E sei un altro, diverso da prima, una foglia in autunno, un battito d’ali così delicate che appena tenti solo di afferrarle ti si sfaldano al quasi contatto con i polpastrelli.

Chi non è dentro non lo può capire. Si può cercare di esprimere a parole, come ha fatto fino all’ultimo respiro Michela Murgia, andata via a 51 anni, per una malattia che ti mangia pure il cervello. Ma non si può capire fino in fondo se non vivi in quel sottilissimo confine tra la terra ferma e il precipizio.

Solo l’empatia, il sincero sentimento di umanità, di vibrante sintonia emotiva, può avvicinarti, nell’assenza di ogni disturbo, nel silenzio rispettoso di uno spazio sacro, a chi vive prove disumane sforzandosi di rientrare con le unghie delle proprie fragilità nella rappresentazione della normalità in quegli istanti che ogni giorno ti giungono in regalo.

Raimondo Moncada

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