L’estate, il bel tempo, il sole, il mare, le vacanze, l’allegria, la spensieratezza, la famiglia, gli amici, i tuoi progetti… e poi viene giù il temporale che non ti aspetti e che a ramazza spazza via tutto con il suo cielo nero, i tuoni, i fulmini, la pioggia a palla, lo spazio d’aria attorno a te che sussulta come investito dalla peggiore scossa di terremoto. E tu, preso alla sprovvista, nella tua rilassata spiaggia enorme, senza alcuna protezione e senza alcun appiglio, sei trascinato a strappo da un impetuoso vento direttamente in bocca alle onde giganti con i denti affilati di squalo, e sei per un attimo stordito, non hai il tempo per pensare, per razionalizzare l’incubo, e lotti, lotti, lotti, cercando di non farti spingere giù, di divincolarti dalla morsa ai piedi delle correnti assassine che ti vogliono in fondo, cercando di rimanere a galla con forze che non pensavi di avere per provare a riconquistare la riva e a trovare un sicuro riparo.
La natura, al risveglio, dopo il temporale di mezz’agosto, mi ha riacceso qualcosa nel cervello ancora di non spento. Lo fa sempre, come un film che si ripete. Ma gli occhi sono aperti. E fuori oggi è calmo, senza squali, con un gabbiano che si è rifatto vivo dandomi pure il buongiorno.
Raimondo Moncada
P.S. Nella foto, la locandina del film (film) Lo squalo.
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