Il siciliano non è una lingua

“Il siciliano è un dialetto non una lingua”. Un’affermazione non di una persona qualsiasi ma di una esperta di linguistica e dialettologia, preparatissima, che mi ha tanto colpito perché ho sempre considerato il mio siciliano una lingua a tutti gli effetti (la mia lingua madre) e non un dialetto nel significato negativo che negli anni gli è stato dato (io dalla scuola media ne ho sofferto molto, per colpa anche di insegnanti insensibili e con il cervello monolingue e chiuso).

Di Siciliano dialetto ha parlato Marina Castiglione, docente di Linguistica Italiana all’Università di Palermo in occasione della presentazione a Sciacca del suo libro “Comu si dici? Il siciliano illustrato per i bambini del terzo millennio”.

Parlando di dialetto, la professoressa non ha però sminuito il suo valore, la sua importanza. Anzi ha invitato le scuole a valorizzare questo “bene culturale”, a praticarlo, a parlarlo, perché dentro c’è l’identità, c’è la storia, c’e la ricchezza, c’è l’animo di un popolo. E poi essere bilingui, conoscere l’italiano e il siciliano fa bene al cervello. E ha suggerito di ascoltare la musica dei nuovi cantautori come Ezio Noto, di seguire i comici siciliani e di leggere Andrea Camilleri ancora poco studiato all’Università.

Marina Castiglione ha conversato con la professoressa Gisella Mondino nella sala conferenze della biblioteca “Cassar”, in un incontro organizzato dalla libreria Ubik di Ornella Gulino.

Ospite della serata Ezio Noto che si è esibito con Totò Randazzo e Francesco Less.

Raimondo Moncada

P.S. Comunque dirò sempre: la mia prima lingua il siciliano, la mia seconda lingua l’italiano, la mia terza lingua un mix tra la prima e la seconda.

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