Il coniglietto della magia

Un coniglietto! Tra le mie mani e faccia a faccia con me.
Non esce da un cartone animato.
È vero e gli sorrido e lui a modo suo mi risponde perché i coniglietti veri non te lo fanno capire che sono felici, sorridenti come quelli dei cartoni animati.

Ho avuto questa bella sorpresa, oggi, poco dopo il tramonto, nel secondo giorno dell’anno 2023. Il coniglietto non è uscito dal cilindro di un mago ma da un giardino magico, il Giardino Scandaglia. Ringrazio gli amici Valentina e Calogero che mi hanno invitato, insistendo:

– Scendi, dai, scendi. Vieni con Lucia che trascorriamo una serata assieme, in pace.

Come dire di no di fronte a tanto affetto, a tanta amicizia, al pensiero di ritornare in un luogo che ti fa star bene come in una terapia con medicine chimiche, che ti fa sentire bene per le persone che lo abitano e ne hanno cura, per i profumi degli alberi pesanti d’arance e di altri agrumi, per gli animali che vivono questo paradiso? Che ti fanno star bene come il coniglietto che mi è stato messo tra le mani e che ho preso e che ho abbracciato con estrema delicatezza e che ho guardato con la curiosità e l’emozione di un bambino.

E in questa atmosfera, in questo regalo in una vita che vuole essere vissuta con esagerata intensità, ho fatto la conoscenza di due nuovi amici, Elisabetta e Vincenzo, con i quali ci siamo messi a parlare di arte, di sacralità dell’esistenza, di sensibilità, di altre dimensioni. E ho avuto modo di conoscere l’arte di Elisabetta che nel giardino Scandaglia ha esposto quattro sue pitture, il suo ritorno all’espressione artistica che è venuta fuori dopo anni e anni di stop. È come se la sua antica sorgente fosse riuscita a togliere il sasso che chiudeva l’apertura esterna, la fuoriuscita al mondo.

Un’ora unica, speciale, disturbata solo dal passaggio dall’alto di due bombaroli di giovane età armati di miccette che hanno dimostrato di non conoscere ancora la magia e la medicina di una candela accesa di notte, dei colori di un quadro, di una conversazione nel silenzio assoluto, della serenità assoluta in un luogo-eremo che esige il suo rispetto da tutti, grandi e piccini.
Un rifugio per stare bene, un rifugio per chi ha tanto bisogno di un farmaco naturale e umano.

Raimondo Moncada

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