Non sono notizie che fanno bene a chi sta male, a chi ha lo stesso male o un male simile. I campioni, come Pelè o Vialli o Rossi o altri, ai tuoi occhi appaiono fuoriclasse sempre, anche nella malattia. Ti sembrano invincibili di fronte a tutto, ti sembra che ce la facciano anche a superare il più invalicabile degli ostacoli. Pensi che per loro non ci siano problemi, per il loro carattere, per la loro forza, per la loro bontà d’animo, perché per loro si aprono anche i migliori ospedali, perché per loro si mettono a disposizione i migliori medici con le migliori terapie.
Sono famosi e in tanti si fanno avanti per aiutare il proprio beniamino a resistere, a vivere.
Questo per i campioni. Figuriamoci per i religiosi, per i santi considerati tali già nelle loro esistenze terrene. Se i campioni ti appaiono invincibili, gli uomini santificati in terra come Biagio Conte, non ti lasciano alcun dubbio. I santi sono raccomandati dalle alte sfere celesti. Per loro non ci sono problemi, sanno come si guarisce perché hanno la medicina della preghiera, della loro sacra missione, del loro far bene… sono santi proclamati dagli ultimi della terra e hanno un collegamento diretto, privilegiato col divino. Anche se soffrono peggio di tutti, anche se stanno male come tutti gli umani, pensi che per loro siano solo delle prove straordinarie, al di là del sopportabile umano, che solo ai grandi viene richiesto. Una sorta di gioco che ti consente di salire su una lunga scala, fino a giungere all’ultimo gradino, quello della massima santità.
Quando né i campioni e né i santi riescono a sopravvivere al male dei mali non è una bella notizia per chi soffre dello stesso male o di un male simile. Chi è uno 048, un paziente oncologico, prova un dispiacere enorme per la loro morte e allo stesso tempo un senso di profondo sconforto.
Ne parlavo proprio ieri sera con un amico che, incontrandomi, mi ha chiesto notizie sul mio stato di salute.
“Ti trovo bene”, mi ha detto esordendo.
“Sto sempre meglio. E ci metterei la firma. Ho dei fastidi, delle cose che non si vedono ma che io sento. Sono ancora sulla barca, con una brutta tempesta attraversata e già lasciata alle spalle”.
E poi il discorso è andato su pazienti oncologici in generale che stanno combattendo la loro battaglia e sugli effetti non positivi che certe notizie hanno su chi spera di continuare la navigazione e rientrare il più presto possibile nel proprio porto sicuro, protetto, e da lì non muoversi più, un porto da dove vedere le tempeste che cercano di scavalcare i moli ma che non ti raggiungono più.
Oggi la notizia della morte, già annunciata da giorni, di Biagio Conte, già proclamato santo da chi lo ha conosciuto. Ho pianto per lui, per me, per chi è dentro il campo e gioca la partita della propria vita, per sé, per i propri affetti, per questo mondo, perché tutti quando nasciamo meritiamo di stare in questo mondo a qualsiasi età e con qualsiasi grado di abilità e di fedeltà, campioni e brocchi, santi e persone semplicemente normali, fino allo spegnimento naturale della propria innata candela.
E cerco di distrarmi con la vita, con la bellezza, con le camminate, con i miei casuali incontri per strada, scrivendo, leggendo, continuando a lavorare, riempiendo di colori la mia casa, curando il mio blog, facendo progetti per il futuro, riprendendo manoscritti che ho dovuto interrompere e abbandonare un anno e mezzo fa, e raccontando le mie emozioni quotidiane e i miei pianti.
E che cosa debbo fare?
“Ogni paziente fa storia a sé, come ogni tipo di male. E poi, per natura, ricordiamocelo, diamo grande risonanza alle notizie negative senza pensare che ci sono tantissimi che ce la fanno grazie ai medici, grazie alla medicina”.
“Lo so. La parte razionale lo sa bene. Il problema è la parte irrazionale, emotiva, fragile, delicata, sensibilissima. Basta un niente e si rompe in mille pezzi, come un cristallo. E le notizie dei campioni e dei santi in terra che muoiono di cancro non la incoraggiano, non le danno conforto”.
Ho sperato tanto, anche questa volta, che fosse una Fake news, ma nessuno ancora l’ha smentita come la prima volta. Attendo conferme dall’alto.
Raimondo Moncada
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