Il compito di chi ti sta accanto durante un improvviso, imprevisto e duro percorso medico, non è per niente facile. Ma è fondamentale perché è parte della terapia. Senza parole parla all’essenza del tuo essere, proprio in profondità, dove nasce il sentimento. È la tua costante diagnosi, la tua perenne flebo.
Chi ti sta accanto prova il tuo stesso dolore, aggravato pure da uno stato d’animo di grande compassione e impotenza, ma è chiamato/a a trovare una forza nuova per contenersi, per arginarsi, per mettersi la maschera e non farti capire nulla della sua sofferenza.
E siccome è parte importante della tua terapia, tu lo/a devi guardare e leggere nei suoi occhi sicurezza, fiducia, vita. Come se si fosse imboccata la via d’uscita, in sicurezza. Come se tutto andasse bene.
Non è un bel ruolo. Ed è pure tanto doloroso. Lo comprendo. Ma è un ruolo necessario, vitale. È medicina tra le medicine, dose di speranza.
Raimondo Moncada
*Ho scritto questo per fare arrivare un messaggio indiretto a una persona, investita inaspettatamente da questo ruolo, come tante tante altre persone, purtroppo. Ogni giorno ne scopro una, con grande dispiacere. E sono chiamato a confrontarmi, a parlare di me. Non è facile. Nessuno è preparato. In un batter di ciglia ti cambia tutto e ti devi inventare pure come gestire il tuo stato d’animo, come affrontare la novità e le tante fasi che ti si presentano, una dopo l’altra, affidato a medici che debbono rappresentate il tuo primo presidio di sicurezza: “Ce la possiamo fare!”
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