Gli anniversari non sono tutti uguali

Gli anniversari non sono tutti uguali, anche per l’intensità del ricordo, del suo sentimento, della sua traccia attiva dentro tutto il tuo corpo.
Questa mattina un messaggio da una persona fisica: “Oggi un anno dalle tue calze anti trombo”.
Ora il ricordo del tuo stesso cellulare che ogni giorno ti ricorda i momenti di “un anno fa”, belli o brutti questo poi lo decidi tu e non certo il dispositivo elettronico.

Il momento non può passare inosservato. Non si può rimuovere.

Il 20 giugno 2022, proprio nel pomeriggio, mi svegliavo dal mio primo intervento chirurgico programmato dopo la chemio e la radioterapia a cui mi sono sottoposto in quantità bellica.
Sono entrato in sala operatoria, all’ospedale Maggiore di Bologna, come primo paziente della giornata, di primissimo mattino, prima dell’ora di colazione, a stomaco vuoto, pulito, con la vestina fiorata della zia con tanto di spaccatura alla schiena e con le calze anti trombo di cui non avevo mai sentito parlare e di cui parlerò ma solo in seguito per sorridere di un momento incancellabile.

Mi attendeva l’equipe guidata dal primario di Chirurgia e le mani del robot Leonardo.

Ricordo il saluto a Lucia e poi il freddo glaciale prima di entrare in sala operatoria, l’infermiere che mi riscaldava, un altro che mi cercava le vene che forse per paura si erano nascoste, l’anestesista che mi parlava parlava parlava a ninna nanna fino a quando mi sono ritrovato ad aprire gli occhi pieno di cateteri, immobile, intontito, imbottito di antidolorifici e con le mie calze anti trombo che ho indossato per un po’.

È già passato un anno, tra speranza e sempre viva preoccupazione per un male che non ti lascia mai tranquillo, con non so quante medicazioni, complicazioni, altre terapie, farmaci, esami diagnostici e visite (l’ultima una settimana fa) perché poi perdi il conto.

E non è ancora finita. Ma ne scrivo, ricordo ancora (ci sono state settimane che dimenticavo tutto, anche quello che dicevo o facevo dieci minuti prima). E di quei momenti più duri ho lasciato traccia sul diario del mio cellulare come il giorno di un anno fa, ma non me la sono sentita di condividerlo. Un giorno, forse.

Intanto grazie agli ospedali Bellaria e Maggiore di Bologna, ai tanti medici e infermieri e amici e familiari che mi hanno preso in carico e che mi stanno permettendo di scrivere ancora.

Raimondo Moncada

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