Il mezzo cannolo dell’amicizia

Uscire di casa col pensiero, entrare in una pasticceria con lo stesso pensiero, girarsi con gli occhi tutta la vetrina dei dolci, sceglierne uno e uno soltanto:
“Quello lì!”
Farselo tagliare in due, in parti uguali, gemellari, chiamarti e annunciarti:
“Vediamoci”.

Ed eccolo, panza e prisenza, con una confezione incartata come un regalo, con il nastrino, col fiocco.
“Ma che hai portato?”
“Niente, un pensiero…”
Ha pure difficoltà a scartarlo e a slegare il fiocco. L’attesa fa aumentare l’acquolina, si capisce che dentro c’è qualcosa di buono da mangiare.

Eccolo! Finalmente.

Strappato il nastro e tolta, cra cra cra, la carta dell’involto, il contenuto si presenta in tutta la sua bellezza e consistenza: non un cornetto, non una genovese, non una sfogliata, ma un bel cannolo siciliano con ricotta dentro, tanta buona ricotta dentro baciata ai due lati da grani di cioccolato: alla faccia della dieta e delle raccomandazioni del dietologo: “Mi raccomando a non sgarrare”.

Un cannolo, spaccato in due, per essere condiviso in due.
“Più del caffè, il nostro cannolo siciliano è il segno dell’amicizia” mi dice riempiendomi il corpo di un dolce sentimento dal gusto intenso, unico, salutare.

Mi è accaduto e l’ho voluto raccontare, come racconto quando posso gli episodi significativi delle mie giornate perché mi rimangono dentro per giorni e giorni dicendomi di uscire, di trovargli le parole, per essere condivisi, come l’affetto e la sorpresa del mio amico.

Raimondo Moncada

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