Pazienti da luxury hospital

La questione sanità non dovrebbe esistere, come la questione meridionale. Un paziente dovrebbe essere sempre servito e riverito come se fosse in un albergo cinque stelle luxury, almeno il paziente dei sogni, quello del mondo ideale, di una fiaba a lieto fine.

Al paziente, specialmente quello oncologico, quello ferito nel corpo e anche nell’anima, basta già il dolore come quotidiano e costoso ticket.

Il paziente non dovrebbe attendere, non dovrebbe bussare, non dovrebbe chiedere, non dovrebbe viaggiare, non dovrebbe sbattere la testa, non dovrebbe pagare cifre che non può, non dovrebbe cercare la struttura migliore col medico migliore per avere certezze e un briciolo di sicurezza per uscire dal traforo del Monte Nero.

Il paziente ideale deve essere un privilegiato, avere tutte le corsie preferenziali e le porte aperte, avere medici e infermieri in sovrabbondanza per ogni sua minima esigenza e tirarsela pure:
“Oggi non sono dell’umore adatto per sottopormi alla Tac. Proviamo domani che proprio oggi sento il bisogno spirituale di rilassarmi”.

Il paziente deve essere capito, coccolato, perdonato se necessario, perché vive un tratto della sua vita che non è normale e che i normali non possono comprendere se non ci passano in prima persona.

Ecco perché devono esistere strutture sanitarie dotate, fornite, attrezzate, organizzate, funzionali, funzionanti, zenit, per tutti, dove il paziente venga totalmente preso in carico senza nessun altro pensiero se non la sua aliena malattia e il percorso segnato di guarigione che, con gli opportuni sostegni, dimenticherà pure.

“Buongiorno, bel principe! Di cosa ha bisogno? Mi prenda intanto la mano che la serviamo per come è giusto, per come merita. Lei non deve fare assolutamente niente, non deve prendersi preoccupazione di nulla, ha già la sua pena”.

Questo nel mondo ideale, accademico, dove esiste una sanità pubblica straricca di personale felice, preparato e più che a sufficienza, spazi adeguati, strumentazione all’avanguardia, umanità a ogni angolo, perfettamente aderente a ogni esigenza del paziente, anche psicologica, anche gastronomica, da nord a sud, estreme isole comprese.

“Buongiorno, signor paziente: oggi nel menù abbiamo i cannoli siciliani che, sappiamo, le piacciono tanto. E poi abbiamo …”

Raimondo Moncada

P.S. Grazie sempre a quanti mi hanno dedicato e mi dedicano il cento per cento di se stessi, e anche di più, rendendo meno incerto e più umano il percorso. Debbo esprimere solo sentimenti di gratitudine se ancora oggi la penna scorre e io scrivo, anche in difesa della sanità pubblica e di tutti i suoi operatori, celebrando un atto di vita.

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