La montagna d’acqua

Giaceva su quello che sembrava il tetto di una casa. Mosse solo una mano e balbettò qualcosa. Si intuì che stava chiedendo aiuto alle persone che dentro un’auto volante stavano sorvolando l’area e si erano abbassate nel luogo in cui era disteso quell’uomo, immobile e con lo sguardo fisso al cielo che lo schiacciava e alle sue nuvole nere. C’erano anche altre auto volanti che giravano in altri luoghi e aumentavano pure di numero.

Tutto intorno era sotto l’acqua, mai arrivata in così tanta quantità. Aveva sommerso ogni cosa, in pochissimo tempo, senza neanche dare il tempo di fuggire. Quel luogo, a chi lo vedeva per la prima volta, dava l’impressione di essere un lago, di quelli da favola che si vedono nelle cartoline con le montagne con tutto il verde luccicante attorno.

I pochi tetti che si scorgevano a pelo d’acqua sembravamo delle zattere.
Il tempo era fondamentale per raggiungere quanti erano in difficoltà e portarli in salvo.
“Ma di chi è la colpa di tutto ciò?”
“Io lo so di chi è la colpa…”
“Di chi?”
“Faccio questo video e te lo dico”.

Gli uomini e le donne dell’auto volante, provenienti da un’altra terra, cominciarono a discutere, pure arrabbiati di fronte a quelle immagini che si misero pure a filmare e a fotografare e a condividere per esprimere il loro turbato sentimento.
Poi volarono via, sempre discutendo vivacemente mentre giù i sopravvissuti cominciarono a uscire dai loro ricoveri, a sbracciarsi, a organizzarsi, a dare soccorso ai feriti e a picconare i muri di pietre e di fango e ad attendere che la montagna d’acqua scivolasse via per riconquistarsi la via della vita.

Accadde migliaia e migliaia di anni fa, quando l’umanità cominciò a sfidare le eterne leggi della natura. E poi episodi simili si ripeterono dopo, in altri tempi e in altri luoghi.

Raimondo Moncada
*Una storia frutto esclusivamente di fantasia, scritta di getto al risveglio da un incubo notturno

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